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The Alfa Romeo Berlinetta Stradale V-8

Text by Roberto Motta

Italian Motor Sports Journalist


Courtesy of Roberto F. Motta.
Courtesy of Roberto F. Motta.
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"Il Mostro Alfa Romeo"

Testo di Roberto Motta


Foto: Roberto Motta, Archivio GGRM, Archivio Joe Nastasi e Archivio GambiCostruita in un solo esemplare la ‘33TT Stradale’, è una delle auto più belle prodotte dall'Alfa Romeo. Poco conosciuta al pubblico, questa vettura affascina principalmente per due ragioni: è un'Alfa Romeo e nel 1975 ha partecipato a una sola gara, il Giro d'Italia Automobilistico. Il suo nome, per Joe Nastasi che ancora la possiede, è ‘Alfa Romeo Berlinetta Stradale Giro d'Italia’ ma per molti appassionati è ancora ‘Il Mostro’.


"Per celebrare la vittoria del Campionato Mondiale Marche 1975, l'Alfa Romeo decise di preparare una nuova vettura per partecipare al Giro d'Italia Automobilistico, scelta che prometteva di essere anche una grande opportunità di pubblicizzare l'azienda. 

L'ingegner Gianni Marelli che supervisionò il progetto spiega le motivazioni alla base del progetto T33TT Stradale: “Il marchio Alfa Romeo non poteva perdere quest'occasione per dimostrare come l'esperienza delle corse poteva essere trasferita su strada e sulle vetture di serie. All'epoca il Giro d'Italia era un evento di grande impatto e ritorno pubblicitario. Si decise quindi di commissionare questo progetto all’Autodelta con brevissimo preavviso. 

In pochi giorni arrivai alla definizione del progetto base, che garantiva la fattibilità di realizzazione nei tempi richiesti e la certezza della competitività della vettura. Il programma di sviluppo della vettura fu sottoposto alla direzione dell'Alfa Romeo che lo approvò senza indugio”. 

Ricordiamo che, nello stesso periodo, la Fiat stava sviluppando auto da rally Gruppo 5, classe che prefigurava le auto di produzione futura, e aveva già preparato la Fiat Abarth 031 per l'evento. Mentre, la Lancia, considerata la favorita per la vittoria, stava aggiornando la Stratos per Munari e Pinto.

La nuova ‘Alfa Romeo 33TT Stradale’ era quindi la naturale sfidante delle vetture ufficiali della Fiat e Lancia. Quando, sulle pagine della stampa specializzata apparvero alcune immagini della nuova  Alfa Romeo, gli appassionati rimasero a bocca aperta leggendo le caratteristiche della vettura, definita il ‘Mostro Alfa Romeo’, che fecero pensare ci fosse più che una possibilità di vittoria".


Il Mostro nato all’Autodelta


"Nonostante il nome con cui fu iscritta l'auto, ‘33TT-Stradale’, questa T33 aveva ben poco in comune con un’auto ‘stradale’, ed era una vera macchina da corsa.

La coupé sembrava simile alla 33TT12, la stessa vettura con cui l'Alfa Romeo aveva appena vinto sette gare su otto del Campionato Mondiale Marche, ma era resa ancora più elegante e aggressiva dalla presenza del tetto a cupola che si univa armoniosamente con la forma del cofano anteriore e il grosso padiglione posteriore. Al posto dell'imponente 12 cilindri boxer da 3 litri, la ‘Stradale’ utilizzava un motore ‘115.04’ a 8 cilindri a V di 90° da 3 litri e dotato di una testata a 4 valvole per cilindro.

La vettura, come dichiarò l'Ing. Chiti alla stampa, era il prototipo di una piccola serie di 50 telai che sarebbero stati costruiti da Autodelta, cui sarebbe seguita una serie di 400 esemplari per ottenere l'omologazione dell'auto nel Gruppo 4.

In realtà, idoneo o meno alla circolazione, la ‘Stradale’ era senza ombra di dubbio una vera macchina da corsa e anche il suo propulsore non era propriamente derivato dalla serie. 

"La 33 Stradale era in tutto e per tutto un'auto da corsa", afferma Marelli. “Fin dall'inizio avevamo deciso che questa vettura sarebbe rimasta un prototipo, da utilizzare nella ricerca per lo studio della produzione di una futura vettura con motore centrale posteriore. Per ridurre i tempi di produzione dei veicoli per il Giro d'Italia, il mio progetto prevedeva l'utilizzo di materiale esistente che potesse garantire ‘prestazioni vincenti’".


Courtesy of Roberto F. Motta.
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Photographer unknown
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Ing. Marelli utilizzò il telaio tubolare della 33TT cui vincolò il motore a 8 cilindri con testate a quattro valvole e iniezione meccanica del carburante Lucas. Il motore era accoppiato a un cambio ‘tipo 105.80’, a sbalzo, non sincronizzato a 5 marce. La scelta del telaio tubolare fu fatta perché era più facile da adattare alle esigenze e realizzare velocemente la nuova carrozzeria con il parabrezza anteriore in vetro stratificato. Inoltre, rispetto al precedente telaio ‘scatolato’ di alluminio, permetteva anche una migliore visibilità e più spazio per pilota e navigatore.

L’Autodelta non ebbe mai la possibilità di verificare il progetto in galleria del vento e la vettura fu costruita secondo i disegni forniti da Marelli, che erano basati sulle esperienze maturate con i precedenti prototipi ‘33’.

Dice Marelli, “La macchina fu testata e condotta in pista solo da Jean-Claude Andruet. Ho seguito personalmente lo sviluppo della vettura in pista e su strada, nonché la sua partecipazione al Giro d'Italia. A causa dei tempi sul giro, sin dall'inizio sapevo che la macchina aveva il potenziale per la vittoria e che solo la Stratos di Munari sarebbe stata la nostra unica vera avversaria. 

Alla fine dei test, l'auto fu completamente smontata e controllata in ogni sua parte, motore compreso. I controlli furono positivi e si decise di preparare la vettura per partecipare al Giro d'Italia. 

Quando l'auto fu pronta e fu collaudata, notai che sulla bacata di sinistra c'era una piccola perdita di olio. Chiesi ai meccanici di intervenire rapidamente e considerammo la possibilità di sostituire il blocco motore, o persino l'intero motore. Fui invitato a non essere pessimista; un piccolo trafilamento non avrebbe influito sull’esito della gara. Ma non fu così, la situazione peggiorò, fino al ritiro. 

Ripercorriamo le fasi della sfortunata gara".


La prima e unica gara della Stradale


"Per partecipare al Giro d’Italia Automobilistico del 1975, la 33TT3 Stradale ricevette il numero di telaio 78033.114 e la targa Prova MI-1310. 

Il Giro d’Italia Automobilistico prese il via a Torino, sabato 12 ottobre 1975, e terminò di nuovo a Torino, venerdì 17 ottobre. 

Proprio come il Tour de France, il Giro d’Italia, prevedeva la sfida sui vari circuiti italiani, a cominciare da Monza, passando per Imola, Santa Monica, Vallelunga e diverse gare in salita lungo il percorso di trasferimento.

Come da programma, la manifestazione prese il via nel centro storico di Torino, ma non tutto filò liscio; il pubblico era praticamente assente a causa di una forte pioggia battente e di alcune strade rese quasi incaricabili dalla neve in pista. A Monza, La ’33 Stradale’, affidata ad Andruet e Carlotto, ebbe problemi al motore che non riusciva a funzionare con tutti gli otto cilindri, e terminò al terzo posto della graduatoria provvisoria. La vittoria della tappa fu conquistata dalla Stratos HF di Facetti-Garzoglio.

La seconda tappa, che consisteva in prove di velocità sul circuito Dino Ferrari di Imola e Santa Monica a Misano Adriatico, vide la ‘33’ ancora afflitta da problemi al motore ma capace di conquistare la testa della classifica generale alla fine della tappa.

La terza tappa fu dominata dall'Alfa, che vinse la prima di due prove di velocità e che consolidò la sua prima posizione nella classifica generale. Nonostante, i problemi al propulsore, le cose sembravano andare molto meglio per l’Alfa Romeo, che riusciva a prevalere sulle velocissime vetture torinesi, la Fiat 031 di Pianta-Scabini e Lancia Strato HF turbo di Munari-Manucci. 

Ma quella piccola perdita di olio che aveva riscontrato Marelli nei test, stava diventando ora un serio problema, e si notava dalle nuvole di fumo che si sviluppavano quando l’olio del motore colava sul sistema di scarico caldo.

E questo successe quando nella quarta tappa, durante lo speed test di Vallelunga, la '33TT Stradale fu nuovamente afflitta da problemi al motore che la costrinsero al ritiro.

L'ingegner Marelli conclude "La 'piccola crepa' che avevo evidenziato sul blocco cilindri del motore dopo il primo test si era ingrandita e i problemi divennero evidenti nella seconda fase della gara. Poi, la fessura si trasformò in un vero e proprio foro nel circuito di lubrificazione provocando una perdita tale da portare a zero la pressione dell'olio lubrificante e provocare la successiva rottura del cuscinetto di banco".

Non ci fu più niente da fare. L'Alfa tornò a Milano senza vittorie mentre la 3a edizione del Giro d'Italia fu vinta dalla Fiat Abarth 031 di Pianta-Scabini.

Dopo la gara, Andruet disse a un collega della Gazzetta dello Sport: “Mi spiace per l’Alfa e per l’ing. Marelli, che si è dedicato con molto impegno alla preparazione di questa macchina. Devo riconoscere che il Giro per questa macchina si è rilevato oltre che interessante una preziosa esperienza. Questa inedita ‘33’ ha dimostrato di poter viaggiare bene anche su strada, sui percorsi accidentati e forse anche sullo sterrato. Dovrebbe andare benissimo anche nei rally alla francese, con meno asfalto. Mi auguro che l’Alfa insista su questo programma. La ‘33’ del Giro potrebbe benissimo essere la prefigurazione di una vettura ideale per i rally”. 

La stupenda Alfa Romeo 33TT-stradale, fu definitivamente abbandonata, forse anche per problemi politici e, come conclude l’Ing. Marelli: “La nostra ‘33TT-stradale’ rientrò in Autodelta e, com’era nei piani, non partecipò a nessun’altra competizione”.

La vettura rimase quindi ferma in un angolo delle officine Autodelta fino a quando non fu riscoperta da Joe Nastasi".



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Courtesy of Roberto F. Motta.

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